Tutta la danza che c'è | Jerome Robbins Dance Division a NYC

Il Terzo piano della New York Public Library è il dipartimento dedicato alle Performing Arts.
La "dance division" (Jerome Robbins Dance Division) celebra quest'anno il 75° anniversario, e si tratta della più eclettica e vasta collezione di "reperti di danza".

Julieta Cervantes for The New York Times
Fondata nel 1944, la "dance division" è un archivio ampiamente utilizzato da coreografi, ballerini, critici, storici, giornalisti, registi, artisti, grafici, studenti, rivolgendosi però anche al pubblico dei non addetti ai lavori. Si possono consultare gratuitamente, per studio e per passione, immagini commoventi e registrazioni audio, ritagli, stampe originali e disegni.
Troviamo in questo luogo delle meraviglie anche le scarpe di Pavlova, i quaderni di Nijinsky, archivi video sull'opera di Merce Cunningham a portata di click.

Potete andare sul sito (https://digitalcollections.nypl.org/divisions/jerome-robbins-dance-division) e consultare gli archivi online, spulciando tra quelle che sono le più straordinarie testimonianze della storia della danza. Una collezione digitale ricchissima, un universo da scoprire, appunti da scartabellare, disegni e progetti digitalizzati che potrete visionare anche da casa vostra.
Alcuni danzatori lo hanno descritto come "un sogno ad occhi aperti".
In questo luogo i documenti che riguardano la danza, nelle sue numerose forme e declinazioni, sono protette e preservate, rese disponibili a tutti. Un grande patrimonio per tutta la comunità internazionale della danza.
Io sono quasi tentata di prendere un biglietto aereo, chi viene con me?



"Gli originali ci attraggono per altre ragioni, che affondano nella preistoria e nelle credenze esoteriche. Se entriamo in possesso di qualcosa di originale - che si tratti di un teschio, una ciocca di capelli, un autografo o un dipinto - probabilmente pensiamo di acquisire un po' della forza o della sostanza di chiunque sia stato il legittimo proprietario o abbia realizzato l'opera". (Evan S. Connell)

Fonti: New York Times, Alastair Macaulay


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