L'arte come atto di responsabilità

La vita riserva sempre sorprese, come saggiamente ci ha ricordato nella celebre frase Forrest Gump usando la similitudine della "scatola di cioccolatini".
Ebbene quando sono stata più certa di aver capito (quasi) tutto del mondo della danza, quando mi sono sentita sicura del mio gusto compositivo e delle grammatiche del linguaggio del movimento, certa di aver capito il mio corpo e di conoscerlo, mi sono imbattuta in qualcosa di nuovo.
Un'avventura teatrale. Si parla di un teatro anti-convenzionale, lontano dalle questioni mimetiche e rappresentative, certamente.. Non mi sarei mai avvicinata ad un'esperienza tanto lontana dalla mia formazione, se non avessi individuato in questo luogo dei criteri interessanti per ciò che riguarda la scoperta del corpo come mezzo espressivo. 
Un teatro che ricerca una forma primitiva, che fonda le sue origini nel teatro greco (tentativo fallimentare della povera Isadora Duncan che ha confuso il mondo greco con le tuniche bianche) in quello che Nietzsche individua come Origine, con la O, del Teatro con la T.
E'difficile "ricominciare" daccapo, di nuovo, una ricerca su se stessi. In quanto uomini, artisti, performer. Quando possiedi un codice con estrema convinzione ti senti autorizzato ad esserne portatore (possibilmente sano) e non accetti che questo codice di movimento in realtà nasconda il tuo vero essere.
Il grande errore, dal mio personalissimo punto di vista, è identificarsi con la "propria" arte: questo IO SONO ciò che faccio mi ha sempre impaurita e preoccupata. L'arte è un'espressione talmente vasta e "misteriosa" nei confronti dell'umano che non lascia spazio all'idea del possesso e delle categorizzazioni. 
Sono un attore, sono un danzatore, sono un regista, un coreografo. Sono, sono... L'arte soffocata dall'ego. Questa ricerca spasmodica di sentirsi qualcosa, qualcuno, mi ha accompagnata per molto tempo. Quando credevo che per essere "portatrice di danza" mi sarei dovuta nutrire, ingozzare di danza, della danza simile a me. Invece scopro giorno per giorno che il nutrimento va cercato altrove. Va cercato nei luoghi in cui la pensano diversa da te, da cui trarre spunti di riflessione, dove devi scandagliare gli aspetti che non sono chiari, per poter sviluppare un pensiero autonomo, creativo ed indispensabile per riuscire nella "missione".
Con ciò non voglio dire che ci si deve sentire autorizzati a non conoscere il più piccolo aspetto teorico e tecnico dell'arte che si "sceglie" per la propria vita. Sarebbe gravissimo. Penso però che si debba sempre, parallelamente, andare oltre. Che si debba cercare altrove ispirazioni e principi.
La curiosità è un grandissimo valore, verso cui cerco di spingere tutte le persone che incontro in qualità di insegnante. Pochi sono in grado di comprendere la "portata" di un'arte come la danza. Purtroppo è un'arte che si presta ad essere considerata come espressione di bellezza, grazia, eleganza. Ma se la danza è un'espressione umana, come può limitarsi alla dimensione estetica?
Come possono allievi accontentarsi di indossare "body e tutù" senza avere sete di sapere, di conoscere le origini di ciò che fanno? La ricerca è possibile, abbiamo tutti gli strumenti: internet in prima battuta, libri, tesi, video.
Solo un consiglio: spegnete la televisione e andate a vedere spettacoli, sviluppate un senso critico e una sensibilità emotiva, meno razionale possibile.
Come insegnano nel teatro "misterioso" dove sto sperimentando il mio percorso di attrice alle prime armi, avvicinarsi ad un'arte è un atto di grande responsabilità.
Mi interrogo tutti i giorni sulla mia responsabilità, è un percorso tortuoso che mi fa sentire un'outsider. Ma in fondo penso di esserlo da sempre. 

 "Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro. E’ quello il punto al quale si deve arrivare."
Franz Kafka

La Danza (La danse) è un dipinto di Henri Matisse del 1909.





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